Ana A., Argentina su Tripadvisor
Scapolatiello e Cava di Tirreni sono stati un piacere, un'esperienza squisita. come trovare un tesoro nel cuore di una montagna. Spostarsi nel Medioevo e incontrare persone molto, molto gentili. Spazi luminosi, tavoli, letti, tutto di buona qualità. Ottimo anche il servizio transfer... Consiglio di conoscere il Regno di Amalfi, con sede a Scapolatiello. Hanno di tutto, dalla migliore colazione ai letti perfetti. Passando attraverso il suo staff disposto ad aiutarti ad avere la migliore vacanza.
La sfogliatella napoletana
Un dolce dal sapore di tradizione
La città partenopea, con le sue mille sfumature - madre di storia, cultura e tradizioni - è una tappa obbligata quando si arriva nel sud Italia. Come obbligatorio è assaggiare tutti i prodotti dell’arte culinaria napoletana, conosciuti in tutto il mondo per la loro bontà.
Tra le tante prelibatezze vi è una sfoglia sottile e croccante oppure morbida e friabile, che avvolge un ripieno a sorpresa, perché al suo interno non troverete la classica crema pasticcera.
Stiamo parlando della sfogliatella, riccia o frolla che sia. Un dolce diventato ormai un “must” della tradizione napoletana, ma come è nata?
Una storia ne narra le origini: siamo nel 1600, in Costiera Amalfitana, tra i borghi di Conca dei Marini e Furore, in un monastero di monache di clausura, dove per molti è nata la cosiddetta “Santa Rosa”.
Tutto inizia da un po’ di semola cotta nel latte avanzato, e visto che niente andava buttato, si decise di metterci dentro un po’ di frutta secca, zucchero e del liquore al limone; nacque così il ripieno e poi la sfoglia che doveva accoglierlo a cui gli venne data la forma di un cappuccio di monaco.
Passano duecento anni prima che la ricetta segreta del monastero arrivi nella città partenopea grazie a Pasquale Pintauro. Quella chiamata originariamente “Santa Rosa”, come la santa a cui era dedicato il convento, venne modificata eliminando la crema, le amarene, e la forma a cappello, creando così la sfogliatella.
Oggi la bottega di Pintauro esiste ancora a Napoli, cambiando gestione, ma non il nome e l’insegna, e sfornando ogni giorno fragranti sfogliatelle per deliziare i tanti visitatori attirati dal profumo che invade le strade.
So’ doje sore: ‘a riccia e a frolla. Miez’a strada, fann’a folla.
Chella riccia è chiù sciarmante: veste d’oro, ed è croccante, caura, doce e profumata.
L’ata, ‘a frolla, è na pupata. E’ chiù tonna, e chiù modesta, ma sì a guarde, è già na festa!
Quann’e ncrontre ncopp’o corso t’e vulesse magnà a muorze.
E sti ssore accussì belle sai chi sò? Sò ‘e sfugliatelle!